L’elettrocardiogramma nella patologia cardiaca ed extracardiaca


l’infarto

 

La necrosi di una porzione del tessuto miocardico comporta variazioni della corrente di depolarizzazione e ripolarizzazione, che si manifestano all’elettrocardiogramma con una serie di successive alterazioni

basale

dopo alcune ore

 

dopo alcuni giorni

     

dopo alcune settimane

dopo alcuni mesi

Il sopraslivellamento del tratto ST è l’alterazione elettrocardiografica che permette di identificare un infarto acuto.

La presenza di un’onda Q anomala è l’alterazione elettrocardiografica che permette di identificare un infarto avvenuto in precedenza. Essa rappresenta una sorta di cicatrice elettrocardiografica.

Il riconoscimento di un’onda Q espressione di infarto miocardico non sempre può avvenire con certezza e la sua identificazione rappresenta un classico esempio di commistione tra scienza ed arte elettrocardiografica

Esiste una regola di semplice utilizzo, secondo la quale un’onda Q indica con alta probabilità un infarto miocardico quando presenta almeno una delle seguenti caratteristiche:

durata ³ 0,04 sec

ampiezza ³ 25% della corrispondente onda R

Questa è la regola fondamentale da ricordare. La sua applicazione deve per altro tener conto dei dati anamnestici e clinici.

Esistono infatti diverse condizioni in grado di indurre all’ecg una onda Q similinfartuale:

ipertrofia settale; embolia polmonare; miocarditi; cardiomiopatie; preeccitazioni; emorragie cerebrali.

E’ possibile elencare poi altre semplici regole sulla interpretazione dell’onda Q:

un’onda Q in aVR va ignorata

un’onda Q presente solo in V1 va ignorata

un’onda Q in D3 è significativa se presente anche in almeno un’altra derivazione inferiore

un’onda Q in presenza di un blocco di branca sinistro va ignorata

E’ utile ricordare infine che non sempre un infarto comporta la comparsa di onde Q (infarto non Q) e che queste possono essere sostituite da quadri di mancato aumento di voltaggio dell’onda R.

Un problema di diagnosi differenziale

In presenza di un’onda Q in D3 è fondamentale fare inspirare il paziente.

Se durante tale manovra l’onda Q si riduce essa non va considerata di origine infartuale.

   
     
 

Le alterazioni elettrocardiografiche determinate dall’infarto risultano localizzate alle derivazioni che esplorano le zone interessate dalla necrosi.

L’elettrocardiogramma permette per tale motivo di identificare quale zona del cuore è stata interessata da un infarto.

In caso di infarto anteriore le alterazioni elettrocardiografiche interesseranno le derivazioni precordiali

In caso di infarto inferiore le alterazioni elettrocardiografiche interesseranno prevalentemente D2, aVF e D3

 

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